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Quell’anomalia italiana da sanare

In Europa esiste un'adeguata formazione pubblica nel settore, in Italia lo scontro politico ha impedito l'avvio di un percorso istituzionale per il lavoro dei fioristi.

di PEPPE PICCLA

L' Italia è uno dei pochi Stati rimasti che continua a mostrare una grave lacuna: nel nostro Paese, infatti, non esiste riconoscimento giuridico e scolastico statale per la professione fioristica. Non c'è un titolo di studio per la categoria, come esiste per i ragionieri, i geometri e praticamente la stragrande maggioranza delle attività professionali.
Mentre altri Stati, in particolare in Europa, hanno compreso l'importanza strategica di assicurare un'adeguata formazione pubblica al settore, creando dei veri e propri diplomati nel settore fioristico, in Italia l'eterno scontro politico ha impedito finora l'avvio di un processo di "istituzionalizzazione" per il nostro lavoro, bloccando di fatto la crescita della qualità. Una qualità che può dare solo una formazione continua, capace di far acquisire sempre più competenze.
Il risultato è che oggi chiunque decida di aprire un negozio di fiori diventa, sic et simpliciter, fiorista, appunto solo perché titolare di un negozio di fiori. Non basta, anzi. Questo rappresenta il problema di  fondo che bisogna affrontare, perché è in gioco la qualità del nostro lavoro e il futuro di tanti giovani che con entusiasmo, passione e sacrificio si avvicinano al settore.
E che cosa trovano? Non certo uno Stato che offre possibilità di apprendimento, che dà occasioni gratuite e pubbliche da imparare. Niente di tutto questo. Si trovano davanti a un sistema (poco organizzato) di formazione affidato completamente ai privati, che di fatto suppliscono alle funzioni dello Stato. E anche nell'ambito della formazione privata non esistono regole certe né di accreditamento né relative a standard di qualità. Insomma anche il formatore fa da sé, senza alcun riconoscimento del suo ruolo.
Tutto ciò, ovviamente, lascia ampio spazio a chi vuole speculare in questo settore, che non è tenuto a fornire nessuna garanzia di professionalità e serietà. Ci sono esperienze e processi positivi avviati  in alcune regioni, ma sono limitati e sporadici e spesso non assicurano nemmeno un edificio scolastico degno di questo nome.
Ecco perché nasce il progetto formativo de "Le mani parlano": abbiamo a disposizione una vera e propria struttura, con aule e laboratori destinati agli studenti, una credibilità nuova, una sede moderna e un progetto innovativo di comunicazione nel settore fioristico, di ampio respiro e di lunga durata.
Ma accanto a questo, è necessario, e non più rinviabile, aprire un tavolo di confronto con la classe politica e le istituzioni nazionali e locali, per arrivare, insieme, a definire tempi e modalità per il riconoscimento giuridico e scolastico della nostra professione, per giungere alla creazione di un albo nazionale dei fioristi, con una legge dello Stato che ne indichi le caratteristiche.
Significa dare forza, valore e qualità a tutti noi. Ma possiamo far ascoltare le nostre rivendicazioni solo se siamo tutti uniti e non più divisi. Occorre l'impegno di ciascuno di noi, i tempi sono davvero maturi ormai.